.:: ECV1 - TECNOLOGIA MADE IN ITALY ::.
Presentata al grande pubblico alla fine del 1986 al Motorshow di Bologna come concept-car la " ECV1" , era solamente un modello mai testato e mai utilizzato in gara. Servì per dimostare le grandi capacità tecnologiche e di sviluppo dell’Abarth, a quel tempo leader indiscussa in fatto di competizioni su strada.
Agli occhi dello spettatore, la ECV1 si presentava come ulteriore evoluzione della DELTA S4: molto aggressiva nel look, con vistose appendici aerodinamiche sviluppate da Sergio Beccio, aerodinamico di valore, e con l’innovativo e potente motore TRIFLUX.
La bellezza del colore rosso, da sempre icona delle automobili sportive Italiane, delle linee del MARTINI RACING, unite a quel fascino misterioso di una vettura mai vista in azione, hanno fatto della LANCIA ECV1 una sorta di dea venerabile, tant’è che, a distanza di ¼ di secolo, nell’era di Internet si parla di lei in numerose pagine del web. Un sogno ormai divenuto realtà.
Il telaio di questo veicolo era rivoluzionario, per una vettura dell’epoca. La sezione centrale era completamente in fibra di Carbonio e nido d’ape per la struttura portante del telaio.
In quel tempo la Fiat stava sviluppando strutture in materiali compositi per i progetti FERRARI F1 e Granturismo (F40 ed F50). Molte società furono contattate per una diretta collaborazione nella costruzione della scocca in composito: fu scelta la IdC dell’Ing. Bizzarrini.
Altri interventi di riduzione peso furono realizzati come gli innovativi cerchi ruota in carbonio 8x16’’ sviluppati dalla SPEEDLINE, che pesavano solamente 6 Kg/cad., o come l’albero di trasmissione in carbonio.
La ECV arrivò così a pesare 930 Kg. Nel 1988, la FIAT-ABARTH disassemblò completamente la ECV1 per riutilizzarne il telaio in fibra di Carbonio su un nuovo prototipo. Questo fu disegnato dallo stilista torinese CARLO GAINO e rinominato come LANCIA DELTA ECV2. Il motore, lo stesso montato sulla ECV1, utilizzava lo schema TRIFLUX con opportuni aggiornamenti. Furono adottati intercoolers acqua –aria e sistemi di aspirazione e scarico di nuovo disegno. Il peso della vettura scese sino a 910 Kg. Fu dipinta di Bianco Perla e decorata con emblemi Martini, lo storico sponsor di Lancia. Con la chiusura definitiva del Gruppo B e la conseguente impossibilità di proseguire con il progetto, l’ ECV2 fu consegnata al Museo Lancia di Torino dove si trova tuttora.
Una vettura incredibile da osservare ma impossibile da guidare perché non sviluppata sia nella telaistica che nel motopropulsore. ECV1 ed ECV2 sono gli ultimi epigoni del gruppo B e testimoniano l’enorme ulteriore sviluppo che tale formula avrebbe potuto avere.
(continua su ... www.ecv1.com)
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